mercoledì 29 maggio 2019

Comunicato stampa del 29/05/2019

È di pochi giorni fa la notizia che ENI, nell’ambito del progetto offshore ibleo, ha indetto un bando per l’avvio del lavori presso la base logistica di Porto Empedocle per supportare lo sfruttamento del campo gas Cassiopea, le opere relative al quale potrebbero partire tra qualche mese.
La presenza di Greenpeace a Licata, giorno 30 maggio, sarà l’occasione per rilanciare il percorso comune di contrasto alla realizzazione di un progetto che abbiamo sempre avversato, anche per via della mancata valutazione degli scenari di rischio legati a possibili incidenti rilevanti.

L’incontro, che si volgerà alle 16:30 presso il Palazzo di Città di Licata, è aperto a tutti e si svolgerà con formula assembleare e costituirà un’opportunità a disposizione di sindaci e presidenti dei consigli comunali dell’area, anche di quei comuni che, finora, hanno ignorato la richiesta di adesione alla formazione di una conferenza istituzionale permanente di contrasto ai progetti di trivellazione, già inviata loro dal Comune di Licata lo scorso anno.
La mobilitazione che, ormari da diversi anni, si registra a Licata contro le trivelle e il clima apertamente ostile della nostra comunità, ha spinto ENI a rinunciare alla costruzione della piattaforma Prezioso K e a spostare la base logistica dei lavori in altro territorio.
Ma questo non basta e il problema, in tutta evidenza, non riguarda solo Licata, ma tutti i comuni della fascia costiera meridionale della Sicilia.
Dopo decenni in cui hanno prodotto inquinamento e saccheggiato le ricchezze naturali, a discapito delle reali vocazioni economiche dell’area, i petrolieri vorrebbero continuare a speculare sui territori, esponendo le comunità a rischi rispetto ai quali, oltretutto, non forniscono alcuna informazione.
Invitiamo i comuni cittadini e le istituzioni locali interessate a essere presenti a Licata giovedì 30 maggio, insieme ai parlamentari, regionali e nazionali, che hanno sottoscritto l’appello lanciato nel corso della manifestazione del 12 gennaio scorso.
Terminate le elezioni e, speriamo, i tempi dei proclami, è ora che i politici, soprattutto quelli locali, tornino concretamente a interessarsi a una problematica che riguarda da vicino l’incolumità delle comunità amministrate, la salvaguardia del mare, dell’economia locale e la dignità dei territori.
Di seguito i Comuni già invitati a dar vita alla Conferenza contro le trivelle: Acate, Agrigento, Butera, Caltanissetta, Camastra, Campobello di Licata, Delia, Gela, Mazzarino, Menfi, Naro, Palma di Montechiaro, Porto Empedocle, Ragusa, Ravanusa, Realmonte, Riesi, Santa Croce Camerina, Sciacca, Scicli, Siculiana, Sommatino.

mercoledì 15 maggio 2019

Comunicato stampa del 15/05/2019

Nella giornata di ieri si è svolta, a Roma, l'Assemblea generale degli azionisti di ENI.
Il comitato, in quest'occasione, ha messo in atto la pratica del cosiddetto azionariato critico partecipando direttamente ai lavori con dei propri rappresentanti, presenti in qualità di delegati di alcuni azionisti.
Nei giorni precedenti avevamo rivolto alla presidenza e all'amministratore delegato di Eni, per iscritto, cinque domande relative al progetto offshore Ibleo

In particolare erano stati richiesti aggiornamenti sullo stato dei lavori, sul rispetto delle prescrizioni ministeriali a seguito della Valutazione di impatto ambientale, sulle numerose modifiche apportate rispetto al progetto originario, sul perché della rinuncia allo sfruttamento del campo Panda, sugli aspetti economico-finanziari, sul rapporto costi-benefici, e sul se, e in che misura, fosse stata affrontata la questione dell'impatto sull'economia dei territori coinvolti.

A fronte di domande tecniche e specifiche, le risposte fornite dall'azienda, per iscritto, si sono rivelate generiche, vaghe e facevano riferimento a elementi noti già dal 2017: ENI nulla ha riferito in merito alle ulteriori modifiche e non è stata fatta nessuna menzione dei pozzi del campo Panda. L'unico elemento evidenziato è stata la rinuncia alla costruzione della piattaforma Prezioso K. In breve, ancora una volta, è stata rilevata un'enorme carenza di trasparenza e, in tutte le risposte, si parla di un'operatività che dovrebbe avvenire nel 2021 in concomitanza con l'ultimazione delle opere all'interno della ex Raffineria di Gela, ma non una parola è stata proferita sull'andamento dei lavori e sul cronoprogramma delle attità.

La totale mancanza di trasparenza e l'evasività delle risposte fornite sono state 
evidenziate nell'intervento dei nostri attivisti nel corso dell'assemblea: in questa circostanza, sia la presidente Marcegaglia che l'Amministratore Delegato, Descalzi, hanno palesato un evidente nervosismo ed è parso lampante il fatto che ENI non avesse idea di come debba svilupparsi il progetto, tanto più che i suo massimi rappresentanti non sono stati in grado di fornire agli azionisti, nell'ambito dell'assemblea generale, informazioni relative a un'attività che prevede un investimento di 850 milioni di euro.

Se stiamo ancora continuando a parlare della fattibilità e delle modalità di realizzazione del progetto, se non è dato sapere quale sarà la tempistica, se non si ha idea dell'impatto economico, atteso il fatto che nelle relazioni presentate al ministero, ENI è convinta che la marineria di Licata non esista e a pescare nelle nostre acque sia la flotta di Mazara del Vallo (!), appare evidente che l'offshore ibleo nasce dall'esigenza di mantenere un presidio sui nostri terrori, in modo che i petrolieri continuino a far sentire la loro presenza alle comunità locali e per motivi di natura meramente speculativa, in una prospettiva i cui benefici economici sono tutti da dimostrare, mentre certo è l'impatto devastante sull'ambiente e sull'economia dell'area.

Nulla di nuovo, insomma, se non il fatto che adesso è anche scritto: l'offshore ibleo è un progetto confuso ed è impossibile riuscire a comprenderne l'utilità. E questa volta siamo andati a dirglielo in faccia a casa loro: in Sicilia non siete i benvenuti.

lunedì 14 gennaio 2019

Comunicato stampa del 14/01/2018

Un corteo di migliaia di persone che ha messo insieme studenti, pescatori, casalinghe, pensionati, sindaci e presidenti del Consiglio dei Comuni dell'area, deputati nazionali e regionali, sindacati, ambientalisti e attivisti accorsi da tutta la Sicilia ha attraversato le strade di Licata nella giornata di sabato scorso, rendendo fisicamente percepibile l'ostilità di Licata e della Sicilia tutta, alla posa del gasdotto dell'ENI e contro tutti i progetti di trivellazione dei fondali del Canale di Sicilia.

In un quadro di mobilitazione permanente che, ormai da anni, vede l’attivazione dei comitati di cittadini contro le mire predatorie dei petrolieri, gli accadimenti di quest'ultimo mese, nel corso del quale allo sblocco di alcuni progetti ha fatto seguito l’impegno del MISE a emettere un provvedimento di moratoria parziale dei permessi di ricerca e prospezione, hanno contribuito ad aumentare ulteriormente il livello di attenzione e di tensione. Se da un lato, qualora fosse approvato, tale provvedimento consentirebbe di limitare il danno derivante dalle attività di prospezione, dall'altro nulla cambierebbe rispetto al pericolo che i lavori dell'off-shore ibleo possano effettivamente avere inizio. E su questo punto, in particolare, si è concentrata la manifestazione di sabato: le comunità resistenti siciliane non sono disposte a tollerare alcuna manovra diversiva, il progetto off-shore ibleo deve essere fermato!
Più volte, nel corso e alla fine del corteo, negli interventi che si sono succeduti sul palco, è stato ribadito l'impatto devastante delle opere previste dal progetto sull'ambiente e sull'economia locale: non esiste misura compensativa, peraltro nemmeno prevista, che possa risarcire il territorio di una violenza inaccettabile esercitata contro la volontà dei cittadini!
Con tutti i partecipanti e con i comitati territoriali in particolare, dai No MUOS ai No discarica di Armicci di Lentini, al comitato No ponte di Messina e a Stoppa la piattaforma di Sciacca, la Sicilia si è unita per dire NO alla logica predatoria che sottrae ricchezza ai siciliani per produrre morti per inquinamento, mancanza di infrastrutture di comunicazione, presidi ospedalieri inefficienti, carenza d'acqua e la piaga dell'emigrazione che svuota la nostra isola per fornire braccia e intelligenze al nord Italia e al nord Europa.
Il progetto off-shore ibleo è stato sostenuto e approvato grazie ai governi precedenti: quei governi e le forze politiche a loro sostegno, abbiamo combattuto e avversato senza risparmiarci.
Oggi, se da un lato il territorio reagisce e resiste, con tutte le sue componenti, comprese quelle istituzionali, il governo regionale è completamente assente e non una parola è stata proferita dal presidente Musumeci sul tema, mentre quello nazionale ha, per ora, annunciato soluzioni tampone che, nel concreto, anche se appovate, superando la propensione pro-TAV, pro-Grandi opere e pro-trivelle dei ministri leghisti, non risolverebbero il problema.
Per questo motivo è stato elaborato un documento con una serie di impegni da portare a compimento, che è stato sottoposto all'attenzione dei rappresentanti istituzionali presenti alla manifestazione. Nel concreto il documento prevede i seguenti punti:
  1. revoca in autotutela del provvedimento VIA relativo al progetto Offshore ibleo, rilasciato senza che siano stai valutati i grandi rischi e le conseguenze per l'ambiente, la pesca, la salute e il turismo, con conseguente decadenza della relativa concessione di coltivazione e, comunque, appoggio della denuncia di infrazione delle direttive europee, presentata dal Comitato Stoppa La Piattaforma;
  2. istituzione di una commissione di inchiesta parlamentare che faccia luce sulle numerosissime irregolarità ed anomalie nel rilascio delle autorizzazioni ambientali e a trivellare che da anni i comitati denunciano;
  3. approvazione di una moratoria riguardante le attività di ricerca, coltivazione e stoccaggio ulteriori rispetto a quelle oggetto di titoli già concessi ed a programmi di lavoro approvati in sede di conferimento dei titoli stessi, sia in mare - seguendo l’esempio di altri Paesi dell’Unione Europa, come Francia e Croazia - sia su terraferma;
  4. ripristino della Previsione del Piano delle Aree;
  5. istituzione di un tavolo tecnico nazionale tra governo, comitati No triv e associazioni ambientaliste, per valutare e varare in tempi brevi e certi una riforma dell'intero settore degli idrocarburi e del settore ambientale;
  6. conversione in atti e leggi del Piano Blu per il Mediterraneo proposto nel 2012 da Greenpeace.
Il documento è stato sottoscritto dai parlamentari nazionali Michele Sodano e Rosalba Cimino, entrambi del Movimento Cinque Stelle e consegnato al deputato regionale Carmelo Pullara, del Movimento Popolari e Autonomisti, del quale si attende la sottoscrizione.
Con la manifestazione di sabato è stato lanciato un messaggio inequivocabile a tutti i soggetti che, a vario titolo, sono coinvolti nell’affare trivelle: i siciliani non ci stanno più, non sono più disposti a tollerare l’abuso sistematico e lo sfruttamento dei territori a vantaggio di multinazionali e del grande capitale e a danno della salute, dell’ambiente e delle economie locali. Come comitato ci sentiamo investiti di una grande responsabilità e non arretreremo di un centimetro, perché sappiamo di avere dalla nostra il supporto e la solidarietà della nostra gente.
Avanti Sicilia, avanti No triv!

mercoledì 21 settembre 2016

Comunicato stampa del 21/09/2016

Apprendiamo che ENI ha presentato, nel corso di un incontro presso il Ministero dello Sviluppo Economico, una proposta per la ridefinizione del Protocollo di Gela che prevede la rinuncia alla realizzazione del progetto Offshore ibleo
ENI, dunque, annuncia di non avere più interesse a sfruttare i campi Argo e Cassiopea nel Canale di Sicilia e, conseguente, a installare la piattaforma Prezioso K, orientando invece la propria attività verso la realizzazione di pozzi di estrazione sulla terraferma. 
Giustifica tale scelta con il ritardo accumulato nella realizzazione dell’opera, ritardo dovuto ai ricorsi amministrativi che, come noto, sono stati presentati grazie alle mobilitazioni e alle proteste che hanno interessato i territori coinvolti dal progetto e la comunità di Licata in modo particolare. 
La stessa ENI, a commento della nuove scelte, parla dei vantaggi derivanti dallo “spostamento a terra” delle trivellazioni anche in termini di riduzione dell’impatto ambientale, con riferimento al fatto che con la revisione del progetto non si avrebbe più alcuna struttura visibile dalla costa, ma anche minori emissioni e non vi sarebbe più alcuno scarico diretto in mare. 
In altri termini, ENI ammette implicitamente che quanto i cittadini hanno sempre sostenuto con riferimento agli effetti delle trivellazioni fosse vero: impatto visivo, emissioni, scarichi diretti in mare, solo per limitarci a ciò che l'azienda petrolifera afferma espressamente. 
Ciò che sta accadendo, al di là di quelli che saranno i risvolti definitivi di tutta la vicenda, dimostra che attraverso la mobilitazione e la partecipazione attiva della popolazione, può essere ridiscussa e ribaltata ogni decisione. E questo è già per noi motivo di orgoglio e di immensa soddisfazione.
Inutile dire che la battaglia contro la devastazione e il saccheggio dei territori non può dirsi conclusa. Anzi, riteniamo che questo risultato, debba essere da stimolo ad andare avanti e oltre. 
Nulla è ancora certo ed ENI continua, con la sua ingombrante presenza, a tenere in ostaggio i territori, come dimostrano le recenti vicende della raffineria di Gela. 
Noi, come sempre, continueremo a esserci e a resistere.

giovedì 11 febbraio 2016

Comunicato stampa del 11/02/2016


In merito alle reazioni seguite al nostro comunicato, sentiamo l'esigenza di fare qualche precisazione.

Siamo sorpresi dalla prontezza con la quale il sindaco Cambiano si è affrettato a rilasciare dichiarazioni alla stampa per attaccare un Comitato di cittadini, prontezza, veemenza, ardore che, dal giorno del suo insediamento, abbiamo inutilmente sperato avesse nel prendere una posizione precisa, concreta e non ambigua nei confronti di ENI e dei suoi progetti di trivellazione.


Coscienti che il nemico principale fosse (e che, dal nostro punto di vista, continua a essere) la multinazionale ENI e che, pertanto, fosse poco utile per la causa, dare vita a lunghe polemiche sulla stampa, abbiamo rinunciato ad evidenziare pubblicamente il disagio che molti cittadini hanno rappresentato, in vari contesti, nel constatare l’assoluta inerzia del sindaco rispetto a una questione che a tutti i licatesi sta molto a cuore. E ciò perché eravamo convinti che, dinnanzi a un avversario potentissimo, la nostra comunità dovesse presentarsi unita in tutte le sue componenti, oltre ogni logica di appartenenza.

Se abbiamo deciso di cambiare atteggiamento, lo si deve a ciò che i cittadini, mamme, padri, studenti e lavoratori, hanno espresso nel corso dell’assemblea pubblica di sabato scorso: non rispettare gli impegni presi, dire una cosa e farne un’altra, prendere tempo e dare risposte vaghe, sono tutti comportamenti che, nell'ambito dei rapporti personali, denotano immaturità; quando però tali comportamenti sono tenuti da un rappresentante delle istituzioni, la faccenda assume ben altri connotati e sono sintomatici di una volontà politica ben precisa. Il sindaco, per lungo tempo è stato invitato a scegliere da che parte schierarsi: se dalla parte dei cittadini licatesi o da quella della premiata ditta Crocetta-Renzi-ENI. Il non scegliere, ormai è chiaro a tutti, è stata una scelta anch'essa, volta a favorire gli interessi di petrolieri e devastatori.
E' assai curioso notare l'effetto “defibrillatore” del nostro comunicato, che in due giorni è stato in grado di stimolare una reazione del sindaco, reazione che non era mai arrivata nel corso di quasi un anno. Lasciamo ad altri le polemiche ad personam, che certamente non abbiamo sollevato noi e che non sono in alcun modo deducibili dal testo che abbiamo diffuso. Tante sono le imprecisioni (se non mistificazioni) contenute nella risposta che Cambiano si è apprestato a dare, di getto, alla stampa locale. Facciamo un po’ di chiarezza per aiutarlo a fare ordine nella confusione che evidentemente non gli consente di analizzare i fatti con la lucidità che viene richiesta ad un amministratore pubblico.

Ribadendo quanto già contenuto nel nostro comunicato del 28/08/2014, nell’agosto dello stesso anno, sappiamo bene che Cambiano, in qualità di vicesindaco, è stato uno tra i firmatari di una delibera di Giunta senza alcun effetto pratico, nella quale veniva dichiarata l’adesione alle iniziative di Greenpeace. Greenpeace, invero, già da tempo aveva lanciato un appello a tutte le amministrazioni comunali affinché aderissero al ricorso amministrativo contro l’Off-shore ibleo. Un’amministrazione efficiente ed efficace avrebbe dovuto aderire a tale ricorso, introdotto oltre che da Greenpeace, anche dai Comuni limitrofi, dall’ANCI, dalle organizzazioni dei pescatori e da altre associazioni ambientaliste, fin dall'avvio dell’azione legale, cioè dal febbraio 2014. Di fatto, la Giunta di cui faceva parte, si è limitata a una generica dichiarazione di intenti, oltretutto solo dopo ripetute pressioni da parte del Comitato, che si costituì proprio in quei giorni avendo come primo obiettivo quello di spingere l’amministrazione ad attivarsi, e del mondo dell’associazionismo cittadino.

All’assemblea pubblica del 18 agosto 2014, l’Amministrazione comunale non era presente, e certamente non era rappresentata dal sig. Angelo Cambiano, sebbene ne fosse stata auspicata la presenza. Fu proprio in quel contesto che il Comitato ebbe a sottolineare all’allora Presidente del Consiglio Comunale Saverio Platamone e al Consigliere Alesci (loro sì presenti) la necessità di aderire al ricorso al TAR contro la VIA.

Solo a seguito del pronunciamento del Consiglio Comunale con delibera n. 111 del 02-09-2014, si è avuto il primo atto ufficiale da parte dell’Amministrazione che, a quel tempo era in regime di commissariamento: fu il dott. Dario Cartabelotta, sulla base dell’indirizzo del Consiglio Comunale, con la deliberazione in sostituzione della Giunta Municipale n. 98 del 08-09-2014, a dare mandato all’avv. Valentina Stefutti ad agire in ricorso amministrativo contro la VIA.

Successivamente, in occasione della visita della visita della Rainbow Warrior nella nostra città, nel corso del Consiglio Comunale n. 129 del 10-10-2014, aperto ai cittadini e alle associazioni, e i cui dettagli sono facilmente reperibili dalle notizie di stampa, Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace Italia, sottolineava come lo sforzo dei comitati e delle associazioni presenti sui luoghi fosse stato fondamentale nell’attivare le amministrazioni, delle quali si contestava l’iniziale inattività.


Quando il sig. Sindaco Angelo Cambiano, sottolinea che “lo scrivente già nell’agosto 2014, nella qualità di Vice Sindaco in carica, e reggente dell’Amministrazione comunale in assenza del sindaco dimissionario, è stato il primo dei firmatari della deliberazione con la quale la Giunta Municipale ha ufficialmente aderito alle iniziative portate avanti da Greenpeace”, dimentica che i cittadini in forma singola o organizzata, già da tempo, richiamavano l’attenzione dell’Amministrazione Comunale sul progetto Off-Shore Ibleo, pressando per l’attivazione e, a fatica, sono riusciti a ottenere un delibera generica e generale, poi concretizzata solo grazie all'impegno del Consiglio Comunale e dai due Commissari Straordinari, i quali hanno assunto la responsabilità dell’azione amministrativa che, più correttamente, sarebbe stato lecito attendersi da un’Amministrazione ordinaria.

Poi, il silenzio più assordante, fatto di continui incontri saltati, anche dinnanzi a quaranta e più persone in attesa dinnanzi al portone del Palazzo di Città, di appuntamenti mai concessi, di risposte inviate sempre per interposta persona. L’ultimo in ordine di tempo (e forse più indecoroso) tra gli episodi poco edificanti di cui il signor sindaco si è reso protagonista riguarda la vicenda che lo ha visto assente volontario nell’incontro con i sindaci delle altre città costiere interessate dal progetto dell’Off-shore ibleo. Al netto delle modalità con cui è stata convocata la riunione, sul cui merito non vogliamo pronunciarci, alcuni rappresentanti del nostro Comitato erano presenti quando il delegato dal sindaco di Ragusa, il dott. Antonio Zanotto, assessore all’Ambiente di quel Comune, dopo aver atteso invano il Sindaco di Licata per più di due ore, ha deciso di andare via. Semplicemente imbarazzante. Tutto verificabile, chiedere al dott. Antonio Zanotto.

E allora sì che siamo sorpresi dall'attivismo mediatico di questi giorni, da parte del nostro Primo Cittadino. Siamo sorpresi perché per quasi un anno non ha mai fatto un intervento pubblico, ma ha deferito gli incontri, schivato il confronto se non costretto, evitato ogni esposizione mediatica sull'argomento. E siamo sorpresi dal fatto che invochi azioni legali... cosa che anche noi invochiamo da tempo, pensando però che destinatari dovessero essere i trivellatori e non gli antitrivellatori.

Veramente strumentale, poi, ci pare il tentativo di far apparire un nostro legittimo sospetto sulla trasparenza dell’attività amministrativa come un attacco ad personam, volto, secondo il nostro sindaco, a diffamare esponenti della sua Giunta. Il nostro comunicato, che nulla ha di diffamatorio, constata fatti e atti pubblici facilmente verificabili, che non ledono in alcun modo “l’altrui reputazione”. Vorremmo ricordare al sindaco, più che alla “Giunta amministratrice” alcune piccole regole del gioco chiamato "trasparenza amministrativa": in primis, è compito della PA rimuovere ogni circostanza che possa comportare un conflitto, anche potenziale, alla regolare attività degli organi amministrativi; in secondo luogo, ogni atto della PA deve essere motivato e pubblico, documentato in maniera da consentire l'accesso a tutti i cittadini. Le informazioni, che il sig. sindaco ritiene essere sfruttate per attacchi strumentali e personali, contenute nel comunicato, sono pubbliche e di ampia diffusione, giacché tutti i cittadini possono accedere ad internet e verificare, su portali pubblici quali Linkedln e ENI.it, le informazioni nient'affatto riservate sulle posizioni professionali. E non è strumentale se un cittadino, facendo uso della Trasparenza Amministrativa, si chieda come sia possibile che il dirigente ai LL. PP. abbia un rapporto di parentela con uno degli ingegneri legati a quella stessa società il cui progetto dovrebbe essere vagliato e, possibilmente, messo in discussione.

Al di là della pretestuosità e dei giri di parole, il sig. sindaco non ha ancora risposto a una semplice ed elementare domanda che, sappiamo, quasi sicuramente la stampa locale ometterà di citare: sapeva o non sapeva del “potenziale” conflitto d’interessi del capo dell’Ufficio Tecnico Comunale? Sì o no? Se la risposta è no, la questione prenderà la strada delle eventuali conseguenze disciplinari previste dalla normativa in vigore e sulle quali dovranno pronunciarsi le Autorità a ciò preposte. Se è sì, il signor sindaco avrà un grosso, grosso problema di cui dovrà rendere conto a tutta la cittadinanza.

Inoltre, per sua stessa ammissione, il sindaco ha precisato di aver avviato un'iterlocuzione con ENI. Come mai non ha ritenuto opportuno concordare una linea da rappresentare a nome di tutta la città? Di quali iniziative si è reso promotore? Esiste una trattativa? Come mai non ha sentito l'esigenza di rappresentare in Consiglio Comunale il contenuto di questa interlocuzione?

Infine, comunichiamo che a breve sarà convocata un'ulteriore assemblea pubblica nel corso della quale saranno discussi i chiarimenti che il sig. sindaco vorrà fornire e dove saranno concordate nuove azioni da intraprendere per cercare di portare a compimento l'unica cosa che ci interessa: il blocco delle trivelle.

domenica 7 febbraio 2016

Comunicato stampa del 07/02/2016

Ieri, 6 febbraio 2016, si è svolta un’animata assemblea pubblica del comitato popolare contro le trivelle, che ha visto la partecipazione di numerosi cittadini.
È emersa l’indicazione di prendere una posizione pubblica sull'inerzia dell’amministrazione comunale, anche a seguito della scoperta di nuovi e gravi fatti. A differenza di qualche assessore che, almeno privatamente, ha offerto sostegno alla battaglia contro le trivellazioni, il sindaco di Licata non ha mai aperto bocca pubblicamente sulla questione. Dopo averlo più volte sollecitato, facendogli notare che un intervento era urgente e doveroso nell'interesse della comunità da lui amministrata, il comitato popolare contro le trivellazioni è costretto a chiedere al sindaco una posizione ufficiale.
Nel corso dell’incontro avuto con il primo cittadino nel mese di agosto, è stata evidenziata la necessità di informare adeguatamente la cittadinanza su tutti i progetti di estrazione e ricerca di gas e petrolio che interessano il territorio di Licata; è stato chiesto di presentare le osservazioni in opposizione a ciascuno di essi, anche sulla base della volontà espressa dal consiglio comunale e coerentemente con gli atti (ricorso, appello, ecc.) adottati durante la gestione commissariale dell’Ente. Inoltre è stata rappresentata l’importanza di dare un segnale simbolico, ma concreto, attraverso l’adozione di un’ordinanza sindacale al fine di interdire ogni opera legata ai progetti di trivellazione a mare. 
Nell'occasione, il sindaco ha individuato nell'ing. Vincenzo Ortega, dirigente del Dipartimento Urbanistica e LL.PP. del Comune di Licata, il referente per questo genere di questioni. Da allora, e per più di cinque mesi, solo silenzi e rinvii. Non si sono registrate osservazioni tecniche avverse ai progetti di Eni da parte del Comune di Licata. Soltanto a seguito della manifestazione del 9 gennaio, indetta dal Comitato, è stato possibile ottenere un altro incontro dove è stata accolta la proposta di indire una riunione a Licata tra i sindaci delle aree interessate dai progetti di trivellazione. Tuttavia, il giorno fissato (dallo stesso sindaco) per l’incontro, si è registrata proprio la sua assenza. 
Nonostante il verificarsi di una situazione di questo tipo, e di fronte alla totale mancanza di
interesse e di garbo istituzionale, si è rinunciato, per l’ennesima volta, a stigmatizzare il comportamento del sindaco per non dare spazio a polemiche e trovare insieme una soluzione allo spiacevolissimo episodio. Tuttavia, ad oggi, continua il silenzio.
Frattanto, si apprende che vi è da tempo un conflitto di interesse, quantomeno potenziale, sul quale i cittadini licatesi presenti all'assemblea di ieri hanno chiesto al comitato di intervenire pubblicamente. Si evince dalle informazioni (pubbliche) del suo profilo Linkedln che Angelo Ortega, figlio del dirigente Ortega, ha partecipato ad uno stage di tre mesi in Eni su “recupero degli idrocarburi nel sottosuolo” a cui è seguita, nel mese di dicembre 2015 l’assunzione come “Resevoir engineer” presso la stessa azienda. 
Al di là delle disposizioni normative che prescrivono l’astensione del dipendente pubblico, a fronte di qualsiasi posizione che possa, anche in astratto, pregiudicare il principio di imparzialità dell’azione amministrativa e l’obbligo del dipendente di segnalare il conflitto, anche solo potenziale, il sindaco, quando ha individuato come interlocutore il dirigente Ortega, era al corrente di questa situazione?

A questo punto rinvii e silenzi non sono più tollerabili. E’ necessario risolvere subito le questioni evidenziate, al di là degli aspetti morali ad esse sottese, perché occorre produrre atti amministrativi, elaborati tecnici ed azioni legali per contrastare gli ulteriori provvedimenti governativi che rendono sempre più imminente l’avvio delle trivellazioni che devasterebbero irrimediabilmente il nostro mare.

venerdì 5 febbraio 2016

Convocazione assemblea pubblica 6 febbraio 2016


Comunicato stampa del 05/02/2016 

E' indetta per domani, sabato 6 febbraio, alle ore 18.45, presso l'oratorio della parrocchia di Sette Spade, corso F. Re Capriata 66, un'assemblea urgente del Comitato Popolare contro le trivelle di Licata, per discutere della posizione e delle iniziative da assumere, alla luce di nuovi e gravi fatti che saranno comunicati nel corso dell'incontro.

Si invitano tutti i cittadini a partecipare e a dare massima diffusione all'evento.